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Le bufale sul Permanent Make Up #3

Le bufale sul Permanent Make Up #3

TATUARE SULLA PELLE GRASSA: COSA CHE NON S’HA DA FARE

“Il pelo sulla pelle grassa non tiene”
“Il pelo sulla pelle grassa non si può fare”

“Sulla pelle grassa va bene solo la sfumatura”

 

Queste sono frasi che ci rimbombano nella testa da tempo immemore.

I master formatori o formatrici le ripetono a gran voce ai propri corsisti e gli operatori replicano pedissequamente quelle stesse parole ai loro clienti.

Qualcuno si è mai davvero domandato perché i dermopigmentisti evitano di fare trattamenti di trucco permanente sulla pelle grassa?

ACCETTARE UN “DOGMA” SENZA QUESTIONARLO È LA VIA PIÙ SEMPLICE: SI EVITANO PROBLEMI E NON SI FANNO FIGURACCE

Accade perché hanno insistentemente provato e riscontrato le medesime problematiche?

Accade perché, nonostante abbiano modificato la manualità, implementato nuovi macchinari, aghi o tecniche, effettivamente il trucco “non tiene”?

Accade perché sono stati analizzati centinaia di risultati su clienti diversi e l’esito - sempre infausto - è dunque il medesimo?

O accade, invece, perché così è sempre stato detto – e fatto – e ci si è “comodamente” seduti su questa certezza - che certezza poi non è?

Troppo spesso si tende a prendere per oro colato tutto ciò che viene riportato all’interno, ad esempio, della dispensa di un corso di formazione o su un qualunque testo scritto, senza realmente interrogarsi sulla veridicità di quanto affermato.

Accettare un dogma senza questionarlo è la via più semplice, si evitano problemi e non si fanno figuracce.

Partiamo da un assioma fondamentale: la pelle non dà alcuna certezza.

Lo avrete sentito dire un centinaio di volte almeno: la pelle è un organo vivo e in continua evoluzione! Reagisce a ogni stimolo, cambia in base alla temperatura esterna, al luogo in cui ci si trova, alle condizioni fisiologiche dell’individuo unico, etc.

 

Accade, talvolta, che neppure un dermatologo riesce a trovare la soluzione definitiva ad alcuni problemi della pelle e questo non perché non sia un professionista esperto e preparato: tutto l’opposto! La pelle è un organo imprevedibile e, nonostante tutte le conoscenze, una previsione di reazione non potrà mai essere sicura al 100% .

 

Pertanto: prima di comprendere le possibili reazioni della pelle al tatuaggio, è necessario disporre di un discreto bagaglio esperienziale, fatto soprattutto d’un bel numero di tipologie di pelli diverse passate, negli anni, sotto le nostre mani. L’esperienza insegna.

 

Una stessa cliente che, di anno in anno, torna per gli opportuni ritocchi può rivelare molto al professionista: aiuterà l’operatore, ad esempio, a comprendere quanto la pelle cambi con il passare del tempo e quanto, quest’ultimo, sia in grado di alterare anche la ritenzione del pigmento e la sua tenuta.

 

Devo confessarlo: anche io, per qualche tempo, sono stata limitata da questa convinzione. Poi però l’ho sfidata: sono sempre stata una spasmodica fan del sopracciglio realistico e dei “peletti”. Ho sempre prediletto questa tecnica e l’ho sempre scelta e impiegata anche su pelli grasse (con la premessa, concordata con la cliente, che se il tatuaggio non avesse tenuto e se il peletto si fosse dilatato, avremmo poi optato per la tecnica della sfumatura, in una seconda seduta).

SECONDO LA MIA (QUASI VENTENNALE) ESPERIENZA, POSSO ASSERIRE CHE, PER FORTUNA, NON SEMPRE È COSÌ

 

Abbassare le aspettative e non garantire il risultato atteso è una prassi che, nel caso di pelli difficili da trattare, ho sempre adottato.
Tuttavia, col tempo e sempre più frequentemente (un po’ perché la mia tecnica migliorava e un po’perché imparavo a sentire e a capire la pelle), proprio quando davo per scontato che su una pelle grassa il risultato non sarebbe stato quello sperato... venivo sistematicamente smentita. Il peletto teneva regolarmente e, sorpresa delle sorprese, neppure necessitava del ritocco di fissaggio!

 

Ho poi compreso, negli anni, che c’è un altro aspetto FONDAMENTALE da tenere in considerazione (oltre alla caratteristica della pelle grassa, di quella secca oppure mista) ed è LO SPESSORE.

 

Ho poi compreso, negli anni, che c’è un altro aspetto FONDAMENTALE da tenere in considerazione (oltre alla caratteristica della pelle grassa, di quella secca oppure mista) ed è LO SPESSORE.


Mi sono accorta che quando la pelle era grassa, ma sottile, la pelle non sanguinava e io riuscivo a “scrivere bene” durante il trattamento. Nonostante la pelle grassa dunque, il trattamento reggeva alla perfezione.

 

Quando la pelle era grassa e spessa, invece, e i pori erano dilatati, il risultato del trattamento non era quello desiderato. In quest’ottica, imparare a (ri)conoscere lo spessore della pelle diviene di fondamentale importanza.

 

Per fare un po’ di chiarezza:

Non sempre l’unica soluzione possibile per la pelle grassa è la sfumatura, c’è anche il peletto!


Con le nuove tecniche di riproduzione del peletto sfumato, è più facile trattare le pelli più spesse e grasse (magari necessiteranno di qualche ritocco in più); purché la tecnica sia padroneggiata correttamente.
La scelta dell’ago è determinante per la buona riuscita di un lavoro su pelle spessa: prediligere il diametro più ampio, ad esempio 1RL da 0,33 oppure da 0,35 mm.

 

Dulcis in fundo...

 

Perché la tecnica sfumata è più adatta alla pelle spessa? Perché lavora in sovrapposizione, e non vi è il rischio di andare in profondità.

Inoltre: la sfumatura consente un movimento più costante (oltre che più superficiale).

 

Quando è assolutamente sconsigliata la tecnica del peletto (sfumato e non)?

 

Nel caso di pelli particolarmente porose, con pori larghi e irregolari. In questo caso la tecnica consigliata è la sfumatura totale, poiché la superfice della pelle non è regolare: una linea tracciata tra un poro e l’altro risulterebbe irregolare, a tratti piú scura e a tratti più chiara, se non – addirittura - a macchie.

 

E voi, ci avete mai pensato?